sabato 30 maggio 2009

La spia e le sue trasfornazioni

Sullo stile del post precedente, "Disforia di genere", propongo "La spia e le sue trasformazioni" anche se l'elaborazie dei fotogrammi e più grezza.

mercoledì 27 maggio 2009

Disforia di genere

Propongo un esempio di clip ottenuto tramite una paziente “ibridazione”e un attento “ritocco” di fotogrammi al fine di ottenere una composizione che esprime lo stesso significato di una definizione.

Disturbo dell'identità di genere

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il disturbo dell'identità di genere (spesso abbreviato in DIG), detto anche disforia di genere, è una condizione in cui una persona ha una forte e persistente identificazione nel sesso opposto a quello biologico o comunque a quello assegnato anagraficamente alla nascita. Il termine disforia di genere venne introdotto nel 1971 da Donald Laub e Norman Fisk. Il DIG è indipendente dall'orientamento sessuale e non va confuso con esso: infatti una transessuale da maschio a femmina (MtF) può essere eterosessuale o lesbica, così come un transessuale da femmina a maschio (FtM) può essere eterosessuale o gay. Alcuni studi hanno trovato un rapporto fra orientamento sessuale e soggetto con transessualismo primario o secondario, tuttavia la stessa definizione di transessualismo primario o secondario può essere discutibile.

martedì 19 maggio 2009

Per comprenderci



La storia della fotografia è costellata di ogni genere di sperimentazione.
Potremmo dire che la fotografia stessa altro non è se non il frutto di esperimenti fisico-chimico-ottici.
In questo senso l’attuale approccio empirico di molti fotografi potrebbe costituire la naturale evoluzione della ricerca fotografica in ambiti apparentemente senza possibilità di sviluppi rispetto al passato. Mi riferisco a scatti ‘normali’ che ognuno di noi potrebbe realizzare tra le mura di casa e che la manualistica tecnica vorrebbe ormai inscatolati entro procedimenti consolidati.


Il digitale ha però rimescolato le carte. Mettiamo quindi da parte il dogmatismo di chi vuole un fotogramma intoccabile e consideriamo invece quanto il digitale ha da offrire nel campo del fotoritocco di tagliocreativo.


La digi-art
Con arte digitale intendo le forme d'arte elaborate in forma digitale . Termini simili vengono usualmente riservati per l'arte che è stata realizzata attraverso un computer.
La digi-art può essere generata completamente dai computer o presa da altre sorgenti, fotocamere, scansione di foto analogiche, un'immagine disegnata ecc..
Fondere due immagini fotografiche, o più, può avere diverse motivazioni; può essere una questione di necessità che spinge a modificare la ripresa reale, o la volontà di creare qualche cosa di irreale. In entrambi i casi si parte da un presupposto: la realtà non è assoluta.

Per altro possiamo considerare che la fusione di più scatti fotografici, o banalmente l’eliminazione di parti dell’originale fotografico, è una pratica che esiste da quando è nata la fotografia per la necessità dell’autore di rappresentare la sua realtà interiore.
“ ”La follia del “Melagrano”
Riflessione obbligatoria da fare è che i processi di manipolazione fotogenetica che portano a risultati come la “Melagrano” si basano sulla creazione di legami e connessioni del tutto nuove tra fotogrammi che si conoscono é si possono controllare o modulare, mentre l'uso dell'ingegneria genetica in agricoltura e nella produzione degli alimenti ha un impatto non soltanto sull'ambiente e la biodiversità, ma anche sulla salute umana” ”

Se la realtà non è modificabile, la fotografia che ne fissa un momento invece sì! Lo hanno scoperto e sperimentato fotografi celebri.
Il digitale quindi non ha inventato nulla, ha solo reso “non” più facile, “non” più veloce, ma solo più perfezionabile la fusione di più scatti fotografici e di tutto quello che ‘viaggia’ all’interno di un elaboratore può essere impiegato quale materiale utile per ‘completare’ un fotogramma, che potremmo chiamare ‘digi-composizione’, volendo creare un neologismo per questo nuovo modo di creare immagini.
L'arte digitale trae le sue origini dall' arte elettronica. Ed ecco che la tela fa posto al monitor e alla carta da stampa, il pennello cede il suo ruolo al mouse. I pixel vengono ora plasmati dagli artisti prendendo le forme reali e surreali dei nostri mondi interiori. Al di là degli strumenti utilizzati quindi, il concetto, il pensiero e la ricerca restano comunque patrimonio dell'artista e delle sue opere.
Ciò che rimane unico e inimitabile è l'intento: realizzare un opera che trasmetta un messaggio, che gratifichi chi la realizza e chi l'apprezza, che aiuti a sognare e a vivere un po' meglio.

La digital art deve ancora guadagnarsi l'accettazione e il riguardo concessi a forme d'arte storicamente consolidate come scultura, pittura e disegno, forse a causa dell'erronea impressione da parte di molti che "a farla è il computer". Ad ogni modo, gli artisti digitali dispongono di un'ampia gamma di tecniche per esprimere creativamente loro stessi.